Nel mondo delle corse c’è sempre stato un finale da sogno e non è altro che l’addio al campione. Sono diversi i personaggi che lo hanno fatto nel corso della storia, come Rosberg in Formula 1 o Rovanpera nel Mondiale Rally (part-time). E sebbene in questo caso l’addio sia legato più ad una squadra che ad un pilota, l’Audi non poteva scegliere modo migliore per mettere fine al suo percorso triennale alla Dakar. Carlos Sainz e Lucas Cruz hanno regalato al marchio dei quattro anelli quella vittoria che si erano prefissati l’obiettivo fin dal primo momento e anche se la ricompensa è arrivata nei minuti di recupero, l’importante non è stato quando, ma cosa.
Il progetto Audi è sotto esame da quando è entrata in scena la RS Q e-tron. Nessuno credeva che un’auto elettrica sarebbe stata in grado di vincere la gara più dura del mondo e anche se c’era chi le ha concesso solo tre giorni nell’ultima occasione, Sainz è stato responsabile di mettere a tacere tutte le critiche con una vittoria storica per diversi motivi. Il primo, perché lo spagnolo ha saputo vincere con quattro marchi diversi (Volkswagen, Peugeot, Mini e Audi) una gara riservata a pochi privilegiati; il secondo perché ritarda ancora una volta l’età più avanzata in cui qualcuno ha conquistato il deserto e l’ultimo, perché un progetto ardito dove convivere con il rischio faceva parte della vita quotidiana, ha spodestato i grandi favoriti… Continua a leggere