Altra caduta al giro dei Paesi Baschi, frattura per Landa. Vingegaard ancora in ospedale
La regina delle classiche del ciclismo è alle porte, ma l’attesa per l’edizione numero 121 è offuscata dall’allarme sicurezza e dallo sconcerto per i tanti campioni che non ci saranno per le conseguenze delle tante cadute nelle corse degli ultimi giorni.
Ad accendere le polemiche era stato il patatrac che una settimana fa in Belgio aveva messo fuori causa uno dei favoriti per la vittoria alla Roubaix, Wout van Aert.
Ma ad infiammarle è stato il groviglio choc di ieri al Giro dei Paesi Baschi con le sue vittime eccellenti, Jonas Vingegaard, Remco Evenepoel e Primoz Roglic su tutti.
E non basta, perchè oggi c’è stata un’altra caduta nella corsa spagnola, con quattro corridori costretti al ritiro tra i quali il basco Mikel Landa, anche lui con una clavicola fratturata.
Crescono quindi di giorno in giorno sia la preoccupazione dei corridori, sia l’ansia degli organizzatori, a caccia di soluzioni, anche estemporanee, per tranquillizzarli, e proteggerli. Troppo tardi per il danese Vingegaard, ancora ricoverato in ospedale perchè oltre alle fratture della clavicola e delle costole subito diagnosticate, nella caduta di ieri ha riportato anche uno pneumotorace e una contusione polmonare, una lesione senza perforazione dei polmoni, che si verifica a seguito di un grave trauma al torace.
Secondo il bollettino medico, il due volte vincitore del Tour de France “è in condizioni stabili e nella notte ha riposato bene”, ma al momento deve restare ricoverato. Vingegaard non avrebbe comunque partecipato alla Roubaix ma per lui, e anche per Evenepoel, che ha riportato varie fratture, non sarà facile tornare in piena forma in tempo per la Grande Boucle, che comincia tra meno di tre mesi. Lo stesso leader della Visma-Lease aveva segnalato mesi fa la pericolosità della discesa teatro della caduta-choc di ieri ma nulla è stato fatto e a pagarne le conseguenze sono stati ben otto corridori. Il sindacato dei ciclisti francesi ha deciso che bisogna fare qualcosa, annunciando un’iniziativa come gli ‘Stati generali sulla sicurezza’, per cercare di ridurre i rischi di chi partecipa alle corse.
“Non possiamo continuare così. Dovremmo aspettare finché non ci sarà un altro morto?” ha affermato il presidente, Pascal Chanteur, ex professionista, che promuove l’iniziativa. “Coinvolgerò le squadre, che sono dei datori di lavoro e che quindi hanno la responsabilità dei propri dipendenti. Agli Stati generali chiederò proposte chiare”, ha aggiunto. Ma non sarà facile trovare soluzioni, è il parere del presidente della Federazione ciclistica italiana (Fci), Cordiano Dagnoni. “Non si può semplicemente puntare il dito su qualcuno o qualcosa. La tecnologia ha permesso di avere biciclette più performanti, che però riducono i margini di errore, mentre gli organizzatori – ha detto Dagnoni – sono molto attenti alla sicurezza. Trovare una soluzione ‘semplice’ è difficile ma il tema richiede attenzione. Di sicuro, il buon senso e i regolamenti devono sempre essere al primo posto”.
Dagnoni poi esprime perplessità anche in merito a certi “escamotage”, come quello annunciato per la Roubaix, l’inserimento di una chicane prima della Foresta di Arenberg. “Potrà servire – afferma – ma toglie anche un po’ il fascino della corsa”. Non la pensa così Mathieu van der Poel, che in conferenza stampa ha detto senza peli sulla lingua che la chicane, introdotta su richiesta del sindacato dei corridori Cpa, “renderà la corsa ancora più pericolosa”. L’olandese ritiene che il ciclismo nel suo complesso stia diventando sempre più pericoloso e critica le decisioni di alcuni organizzatori. “Non ci sarà mai una sicurezza totale e questo è un peccato – ha concluso -. A volte bisogna solo essere fortunati”.