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Calcio: è morto Carlo Mazzone

Addio Carlo Mazzone, è finita. E’ morto a 86 anni un allenatore simbolo di quella stagione del calcio italiano amata e applaudita in tutto il mondo. Un tecnico capace di sedere 1278 volte su panchine ufficiali, 795 delle quali in serie A. A leggere i suoi dati, la biografia recita alto 1.90, nato a Roma, classe 1937. Poi a scavare basta poco per entrare nel suo mondo e in quelle caratteristiche che ne hanno fatto un tecnico unico.

La sua carriera da allenatore è durata quasi 40 anni, sulle panchine di Ascoli, Fiorentina, Catanzaro, Bologna, Lecce, Pescara, Cagliari, Roma (allenarla fu per lui un sogno realizzato), Napoli, Perugia, Brescia e Livorno, con cui ha stabilito il record di panchine nella storia del calcio italiano, con 1.278 ufficiali.

Il primatista di panchine, veterano dei tecnici, ‘padre’ adottivo di tanti calciatori. L’immagine della corsa sfrenata di Carlo Mazzone sotto la curva avversaria dopo un pari in Brescia-Atalanta, a sfogare la rabbia per gli insulti ricevuti, lo ha inseguito a dispetto di una carriera a schiena dritta, povera di risultati eclatanti ma ricca di riconoscimenti personali. Ma con la morte di Mazzone, se ne va il re dei tecnici di provincia, dove per provincia si intende il cuore del calcio italiano. Li’ dove la passione regna, oltre il palmares o i soldi spesi.

Mazzone e’ stato primatista di presenze sulle panchine della Serie A, con 795, oltre che veterano dei tecnici in attività prima di ritirarsi a fare il nonno nella ‘sua’ Ascoli. Il ‘sor Magara’ – epiteto guadagnato dal suo modo romano di storpiare l’esclamazione, moltiplicandola all’infinito – non è stato soltanto un allenatore di calcio ma anche, per molti ragazzi che hanno lavorato con lui, un secondo padre. Non a caso, un film dell’ottobre 2022 su di lui era intitolato proprio così, “Come un padre”. Perché tutti conoscono il tecnico, ma pochi hanno conosciuto veramente l’uomo che c’era dietro e quanto sia stato importante per la carriera e la vita di gente come Totti, Baggio, Guardiola (che gli dedicò la vittoria della Champions del 2009), Materazzi, Toni, Pirlo e tanti altri. 

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