16 Febbraio 2025

L’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) ha annunciato ufficialmente il divieto dell’inalazione ripetuta di monossido di carbonio per “proteggere la salute dei ciclisti”. La decisione è stata presa dal comitato direttivo dell’UCI e entrerà in vigore il 10 febbraio, come comunicato durante la riunione tenutasi ad Arras, nei pressi di Liévin, dove si stanno svolgendo i Campionati del Mondo di Ciclocross.

Il presidente dell’UCI, David Lappartient, ha dichiarato: “L’UCI assume una posizione coraggiosa e necessaria vietando l’uso ripetuto di inalazione di monossido di carbonio per motivi medici. La nostra priorità è proteggere la salute e la sicurezza dei nostri atleti, e la decisione di oggi rappresenta un altro passo significativo in questa direzione.”

Il tema dell’inalazione di monossido di carbonio è diventato controverso dopo che è emerso che squadre come Visma-Lease a Bike e UAE Team Emirates avevano utilizzato rigeneratori di CO per ottimizzare l’allenamento in altura. Sebbene l’uso del monossido di carbonio sia comune nella medicina sportiva per misurare la massa totale dell’emoglobina e il volume del sangue, il metodo ripetuto di inalazione del gas è stato vietato a causa dei potenziali rischi per la salute.

Secondo recenti ricerche, l’inalazione ripetuta di monossido di carbonio potrebbe migliorare le prestazioni e la capacità aerobica di un atleta, ma comporta gravi rischi per la salute, tra cui mal di testa, letargia, nausea, vertigini, confusione e, in casi gravi, problemi di ritmo cardiaco, convulsioni, paralisi e perdita di coscienza.

Sebbene la tecnica non sia ancora vietata dall’Agenzia Mondiale Antidoping, l’UCI ha richiesto all’agenzia di prendere una posizione sull’uso ripetuto di CO dentro e fuori dalle competizioni.

Dal 10 febbraio, quando il divieto entrerà in vigore, l’UCI rafforzerà le restrizioni sull’uso legale di un rebreather per misurare la massa dell’emoglobina. Questo utilizzo sarà consentito solo in una “struttura medica” con una sola inalazione di CO e sotto la supervisione di un “professionista medico esperto”. Ogni utilizzo dell’inalazione di CO dovrà essere registrato nella cartella clinica dell’atleta.

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