24 Maggio 2025
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Non basta il rombo dei motori per coprire il silenzio che ha avvolto il paddock di Oulton Park. Ieri, in pochi secondi, la British Supersport si è trasformata in un incubo, una scena che i presenti avrebbero voluto cancellare dai propri occhi. La pista, teatro di sogni e ambizioni, ha mostrato il suo volto più crudele. Owen Jenner, 21 anni, e Shane Richardson, 29 anni, non sono riusciti a lasciare la pista sulle proprie gambe. Due giovani talenti, strappati via da un destino implacabile.

L’incidente è avvenuto pochi istanti dopo il via. Una moto ha perso stabilità, il gruppo compatto non ha avuto scampo: ne è nato un tamponamento a catena che ha coinvolto 11 motociclette, proiettando piloti, sogni e speranze in un vortice di tragedia. Jenner ha subito un trauma fatale alla testa, Richardson lesioni gravissime al torace. Le ambulanze hanno fatto il loro ingresso, la gara è stata annullata, ma la devastazione era già scritta.

Il paddock è in lacrime. Il British Supersport, considerato il trampolino di lancio verso la British Superbike, ieri ha costretto tutti a fermarsi e riflettere. Tom Tunstall, veterano delle corse, lotta per la vita in ospedale, mentre altri cinque piloti sono stati trasportati per accertamenti. La comunità motociclistica si stringe nel dolore, nel ricordo di chi non tornerà più ai box.

Questa non è solo una notizia sportiva. È un monito, un grido di dolore che riecheggia tra i cordoli e le tribune. Il motociclismo è passione, velocità, adrenalina, ma ieri ha mostrato il suo lato più spietato. E mentre il paddock piange, un solo pensiero attraversa le menti di tutti: com’è possibile che accada ancora?

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