
Il Giro d’Italia ha preso il via con una tappa inaugurale che ha messo in luce tutte le insidie di un percorso tecnico e difficile. La discesa finale, lunga 12 chilometri, ha subito attirato l’attenzione dei corridori per l’asfalto insidioso, sporco e lucido, un dettaglio che ha aumentato la tensione nel gruppo. Pello Bilbao, parlando con AS, ha sottolineato la delicatezza della situazione: “Nonostante la strada sembri regolare, l’asfalto qui non offre certezze. Quando c’è in gioco la maglia rosa, ogni dettaglio può fare la differenza negli ultimi chilometri.”
I timori espressi alla vigilia della tappa si sono purtroppo concretizzati quando, a soli 5 chilometri dal traguardo di Tirana, Mikel Landa è stato protagonista di una drammatica caduta. Il corridore basco, nel tratto conclusivo della discesa, ha perso il controllo dopo aver urtato un cordolo, finendo violentemente sul marciapiede. L’impatto è stato brutale e, per un soffio, ha evitato un lampione non protetto.
A terra, dolorante e visibilmente scosso, Landa ha evocato immagini già viste nella sua carriera, come il tragico ritiro del 2021 a causa di un incidente simile. I soccorsi sono intervenuti rapidamente, ma il verdetto è stato implacabile: il ciclista ha dovuto lasciare la corsa in ambulanza, immobilizzato su una barella e con un collare cervicale.
L’inizio del Giro in Albania, già segnato da preoccupazioni legate alla sicurezza, si è così trasformato in un momento di grande tensione e incertezza per i protagonisti della corsa.