Sull’ Ice River di Yanqing, Federica Brignone porta all’Italia la quarta medaglia alle Olimpiadi di Pechino. La valdostana, terza dopo la prima manche con un ritardo di 42 centesimi sulla favorita al titolo, la svedese Sara Hector che infatti vince (in 1’55”69), scalza dalla seconda piazza al mattino l’austriaca Katahrina Truppe (che chiude solo 4^) e si prende il 2° posto con un distacco di appena 28 centesimi. Il bronzo va alla svizzera Lara Gut-Behrami che chiude a 72 centesimi dalla vetta.
All’arrivo Fede urla, gli occhi grandi così: migliora di un gradino la posizione nel gigante olimpico, 4 anni fa a PyeongChang fu bronzo. Si vede che la sua è una scalata appena iniziata: farà forse tutte le gare in programma e nel superG dell’11 è anche la favorita. E’ la sua stagione, dopo nel 2020 ha vinto la coppa del mondo generale (unica azzurra a riuscirci) in piena pandemia e in quella successiva aveva persino pensato di smettere, dopo che i risultati faticavano ad arrivare e soprattutto dopo un Mondiale a Cortina più che deludente. Tre successi, tutti in superG, mentre in gigante il miglior piazzamento è stato un 4° posto (due volte). E’ arrivata in Cina piena di aspettative, giustamente. E alla prima occasione, l’ha presa.
Fede, che quest’anno mai è salita sul podio del gigante in coppa del mondo, aveva già capito cosa fare su una pista, come quella di Yanqing, che nessuno prima delle Olimpiadi conosceva: “E’ una neve veramente difficile come non ne abbiamo mai viste in Europa. Ce l’ho messa tutta, sono orgogliosa di quello che ho fatto, ho cercato di agganciare tutte le curve senza ritegno provando a dare il massimo. In un evento del genere ti si possono bloccare le gambe dandoti problemi di concentrazione, come è successo a me ad inizio stagione”.